“ Tutte le azioni e i valori erano al rialzo, anche i meno solidi trovavano compratori creduli, una pletora di affari dubbi gonfiava il mercato, lo congestionava fino all’apoplessia. Al di sotto di quelle vane apparenze, pero’, risuonava il vuoto…”
In questo modo Emile Zola, ne “ il denaro “ raccontava i drammi della speculazione finanziaria che a inizio novecento sconvolse la Francia e Parigi tra un’orgia di speranze di ricchezza infinita e facile e la miseria finale di tanti avventurieri di borsa e soprattutto masse di illusi risparmiatori.
A due secoli di distanza la scena si ripete, e questa volta su scala globale. Un decennio di “ new economy”, “ net economy “, cartolarizzazioni e bolle immobiliari ha geneticamente modificato l’economia mondiale, i suoi protagonisti ed assetti di potere, ed insieme i valori base dell’agire e sentire umano in ogni campo.
La produzione reale di merci e’ divenuta comprimario, e spesso scomodo, dei processi di accumulazione delle ricchezze. Produrre costa e i costi configgono con la necessita’ trimestrale di allettare gli azionisti con dividendi che devono essere sempre crescenti. Si e’ affermata la figura rampante dello speculatore capace, da novello Re Mida, di trasformare in oro qualsiasi cosa tocchi. Una stagione di promesse basate su infiniti e fragilissimi castelli di carta ha inquinato politica, economia, cultura. L’apparenza e’ divenuta piu’ forte, infinitamente piu’ forte della realta’ e si e’ perversamente legata alla speranza- bandiera del decennio, quel “ tutti milionari” nella roulette, promessa sempre vincente, del dio Borsa. C’era una volta indaga alcune pagine di queste trasformazioni che tanto pesano oggi sui destini dell’umanita’ e tanto peseranno ancora